Vecchi e nuovi paradigmi
(estratto dal "Codice delle Leggi")
1. La visione scientifica della realtà fisica.
Si è affermato, in modo condivisibile, che “la visione della scienza influenza le nostre percezioni, modifica i nostri stati d’animo, ha effetti sulla nostra stima del valore individuale, e del merito sociale, entra nella serie delle idee, delle emozioni, dei valori e delle ambizioni che formano la nostra coscienza” (E. Laszlo, L’uomo e l’universo, Ed. Urra, 2002, pagg. 26 - 27).
Per questa ragione appare opportuno dare risalto, in queste pagine, a una nuova visione scientifica della realtà esteriore emersa da moltissimi anni, ma che fatica, tuttora, ad entrare nella cultura generale. Vi sono, sempre, resistenze ad accettare le idee nuove:“la rivelazione è più facile da accettare quando non si hanno idee preconcette su ciò che deve essere vero. La pressione sociale e professionale a conformarsi alle idee accettate può essere enorme anche quando una mole crescente di dati contraddice la loro validità. Il fenomeno è noto con il nome di dissonanza cognitiva” (così, G. L. Schroeder, L’universo Sapiente, 2002, Il saggiatore, pag. 217).
La nostra visione scientifica della realtà è mutata, radicalmente, nel secolo scorso, grazie ai contributi della fisica quantistica. Ormai è acclarato che mediante i cinque sensi percepiamo una realtà esteriore che non è la vera e definitiva realtà. Noi percepiamo con i cinque sensi, a livello quantitativo, solo una piccolissima parte della realtà: “la materia ordinaria costituisce il 4% della massa nell’universo e rappresenta la massa visibile. La materia oscura rappresenta invece il 22%, mentre l’energia oscura ben il 74%” (1). Non solo, ma le forme della realtà stessa che noi vediamo non sono assolute, ma relative come diremo tra poco.
Gli scienziati, agli inizi del secolo scorso, ritenevano di poter scoprire l’elemento fondamentale dell’Universo, cioè la particella più piccola dalla quale tutta la materia sarebbe scaturita. Invece, gli scienziati rimasero stupiti nello scoprire che non esisteva un’unità più piccola (cd. mattone fondamentale) in quanto l’esistenza appariva come un’onda di infinite possibilità, intrecciate e connesse. La vita non proveniva dalle particelle, a livello subatomico, e gli oggetti materiali solidi della fisica classica, e che appaiono tali ai nostri occhi, si dissolvevano in configurazioni di onde di probabilità.
Al livello della fisica sub-atomica, “l'universo che sembrava intrinsecamente materiale ha rivelato che la sua essenza fondamentale è pura energia immateriale. I campi fondamentali di energia che costituiscono la base della realtà fisica, obbedendo alle leggi proprie della fisica quantistica, manifestano un ordine intrinseco che rivela, al livello del campo unificato, l'intelligenza più profonda della natura” (2).
Tutta la materia è energia, e “ad un livello sottostante all’energia c’è l’informazione, una base totalmente immateriale per l’esistenza … ogni particella, ogni corpo, ogni aspetto dell’esistenza è espressione dell’informazione che attraverso il cervello o la mente interpretiamo come il mondo fisico” (3).
Tutti gli oggetti fisici e l’uomo compreso, hanno una loro frequenza vibrazionale, e quindi un campo di energia, “l’universo materiale compresi particelle, stelle, pianeti, rocce e organismi viventi non è materiale: tutte queste cose che sembrano materia sono onde complesse nel vuoto quantico” (4).
Tutta la materia “è caratterizzata da una frequenza e una lunghezza d’onda specifiche cioè con un certo numero di cicli d’onda per secondo … ogni cosa noi compresi, ha una funzione d’onda” (5).
Il nostro corpo fisico, gli alberi, gli oggetti materiali che vediamo e utilizziamo, nella realtà più profonda non sono solidi, separati tra loro e statici come appaiono alla vista (6).
I nostri sensi selezionano una porzione di cambiamento, la bloccano in fase e così la possono percepire come una realtà fissa, ma la vibrazione universale non ha pause (7). La vita si rinnova continuamente e compie scambi continui. Vi è un flusso continuo di energie che noi non vediamo con i cinque sensi, così come non constatiamo gli scambi di queste particelle con altre particelle dell’Universo. Pensiamo al rinnovamento del nostro corpo che sfugge alla nostra percezione; eppure, il nostro corpo fisico è fatto anche di particelle subatomiche che sono parte della materia dell’Universo (8).
Un’immagine di questo flusso di energia la possiamo elaborare grazie al racconto del famoso fisico F. Capra, contenuto nel Tao della Fisica: “In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me era parte di una gigantesca danza cosmica. Essendo un fisico, sapevo che la sabbia, le rocce, l’acqua e l’aria erano composte da molecole e da atomi in vibrazione … ma fino a quel momento ne avevo avuto esperienza solo da grafici, diagrammi, teorie matematiche. Sedendo in quella spiaggia, le mie esperienze presero vita. ‘Vidi’ scendere dallo spazio cascate d’energia; vidi’ gli atomi degli elementi e del mio corpo danzare; percepii il ritmo, ne sentii la musica. E in quel momento seppi che questa era la danza di Shiva, il dio dei danzatori”. Non a caso il governo indiano ha donato al Cern (Centro europeo per la ricerca in Fisica delle Particelle) di Ginevra, il 18 giugno del 2004, una statua della divinità indiana Shiva Nataraja, il Signore della Danza. Nella scelta dell'immagine di Shiva, il governo indiano ha inteso riconoscere il significato profondo della metafora della danza di Shiva quale danza cosmica delle particelle subatomiche, osservata e analizzata dai fisici del Cern.
Tra noi e la materia solida che osserviamo, non v’è la separazione che vediamo con gli occhi. Lo spazio che consideriamo vuoto, in verità, non è tale, ma è colmo di energie che vibrano a frequenze superiori a quella visiva, vi è un continuum di energie (9).
I nostri cinque sensi sono organizzati per percepire gli oggetti come tridimensionali e solidi. Ma nella realtà quantica la solidità non esiste, esiste solo energia che vibra a varie frequenze. La fondamentale unicità dell'universo, afferma F. Capra, “caratteristica principale dell'esperienza mistica, è anche una delle più importanti rivelazioni della fisica moderna. Essa diviene evidente a livello atomico e si manifesta tanto più chiaramente quanto più si penetra in profondità nella materia, fino al mondo delle particelle subatomiche. I costituenti della materia e i fenomeni fondamentali ai quali essi prendono parte sono tutti in rapporto reciproco, interconnessi e interdipendenti; non possono essere compresi come entità isolate, ma solo come parti integrate del tutto. Per quanto ci addentriamo nella materia, la natura non ci rivela la presenza di nessun «mattone fondamentale» isolato, ma ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto. Queste relazioni includono, inoltre, sempre l'osservatore”.
Dunque, anche i corpi fisici sono distanti e separati, solo se osservati sotto il profilo della loro forma, poiché, in realtà, essi con le loro vibrazioni sono in contatto tra loro. Anche l’idea della separazione tra individuo e natura è, dunque, illusoria, è maya. Quest’ultimo concetto è notorio nelle filosofie spirituali le quali hanno, da sempre, affermato che l’uomo non è un essere isolato, in quanto tramite le energie sottili emanate è in contatto con l’Universo. La nostra vita non è separata dalle altre. Come il Sole si estende tramite i suoi raggi al di là del suo corpo fisico, così l’uomo, grazie alle sue emanazioni, si diffonde nello spazio, anzi, l’uomo cammina nello spazio (O. M. Aïvanhov, Leggi della Morale cosmica, Prosveta, 2000, pag. 64) (10).
Infatti, sta emergendo sempre più, a livello scientifico, il convincimento che la nostra vita sia come un’immensa rete: “Negli ultimi anni sono state fatte molte scoperte sorprendenti. Gli scienziati più avanzati di oggi vedono nell'universo incredibili relazioni quantiche generali: ogni particella che abbia assunto lo stesso stato quantico di un'altra resta collegata a quest'ultima in maniera non-locale. Sembra che a livello cosmologico esistano gli stessi collegamenti sottili, di là dello spazio e del tempo, osservati in campo quantico. Legami altrettanto sorprendenti emergono all'interno degli organismi viventi e tra l'organismo e il suo ambiente: "connessioni transpersonali" collegano la consapevolezza degli individui alla consapevolezza e al corpo di altre persone, a prescindere dal tempo e dalla distanza” (E. Laszlo, Scienza e Conoscenza n. 27/2009, pag. 34).
L’universo “non è fatto di cose e di eventi separati, di spettatori esterni e di uno spettacolo impersonale … Si tratta di un intero, di un tutt’uno. A differenza del mondo despiritualizzato della fisica classica, il cosmo non è frammentato in cose materiali e nei domini disgiunti della vita e della mente … La recente scoperta dell’unità dell’universo è frutto di ricerche approfondite, basate su osservazioni e messe alla prova tramite esperimenti. Essa fornisce una visione del tutto diversa del mondo rispetto all’immagine meccanicistica, materialistica e frammentata insegnataci a scuola. Un cosmo connesso, coerente e unito, che richiama un antico concetto presente nella tradizione di ogni civiltà; un cosmo nuovamente impregnato di spirito” (E.Laszlo, Risacralizzare il Cosmo cit., pag. 239).
Anche il fisico e matematico Erwin Schrodinger, Premio Nobel per la fisica nel 1933, avverte che la pluralità di oggetti che percepiamo è soltanto un’apparenza, non è reale.
Parimenti, Roger Penrose, famoso fisico e matematico inglese, sostiene: “la realtà è una cospirazione creata dall'illusione dei sensi”.
James Jeans, fisico e matematico inglese, puntualizza: “Quando consideriamo noi stessi nello spazio e nel tempo, le nostre coscienze sono ovviamente come individui separati di una particella-immagine, ma quando passiamo al di là dello spazio e del tempo forse esse possono diventare ingredienti di un singolo continuo flusso di vita. Come avviene con la luce e l'elettricità, così può avvenire con la vita; i fenomeni possono essere come individui che conducono esistenze separate nello spazio e nel tempo, mentre, nella realtà più profonda, oltre lo spazio e il tempo, noi tutti possiamo essere membra di un unico corpo”.
Anche David Bohm sottolinea l’unità della vita: “Nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un ologramma gigantesco (gigantesco a misura nostra) e splendidamente dettagliato. Sono gli elettroni che, con i loro balzi quantici, conferiscono massa e volume al nucleo dell'atomo dandoci la "percezione" della solidità dei corpi di materia. Il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto, indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è in verità un'illusione. Ad un livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso organismo fondamentale".
Anche Albert Einstein aveva osservato che “Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo 'universo', una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza”.
La visione parziale della realtà esteriore elaborata dai cinque sensi è stata superata anche da un’altra scoperta, il cd. entaglement. L’entanglement “denota uno stato prettamente fisico di legame indissolubile tra due particelle elementari – come ad esempio due elettroni o due fotoni – che hanno interagito almeno una volta. Il legame è di natura quantistica e significa che entrambe le particelle si comportano come un tutt’uno. La prova cruciale di questa specie di miracolo della natura la ebbe per la prima volta il fisico francese Alain Aspect con un epocale esperimento effettuato in laboratorio nel 1982. Si osservò che se si cambiava una proprietà (come ad esempio lo spin o la polarizzazione) della prima particella anche la stessa proprietà dell’altra cambiava istantaneamente ... esso si realizza a qualunque distanza le particelle si trovino l’una dall’altra, sia essa anche di miliardi di chilometri… Fisici teorici come Brian Josephson, fisici sperimentali come Robert Jahn, e psicologi sperimentali come Dean Radin e Roger Nelson, ritengono che i cosiddetti “poteri telepatici” e i casi di “coscienza collettiva”, non solo siano eventi reali ma anche che essi rappresentino uno stato di entanglement tra le coscienze di due o più persone separate, le quali così riescono a comunicare in maniera istantanea in base ad un meccanismo fisico simile alla risonanza. In sintesi, l’entanglement è una proprietà teoricamente e sperimentalmente dimostrata delle particelle elementari, ma alcuni indizi piuttosto recenti fanno ritenere che esso si realizzi in una forma speciale anche nella scala biologica, nella scala psichica e nella scala cosmologica” (così Massimo Teodorani, L'intreccio nel mondo quantistico:dalle particelle alla coscienza, Macro Edizioni, 2007).
Il fisico H. Pagels afferma: "La vecchia idea che il mondo esista effettivamente in uno stato definito non è più sostenibile. La teoria quantistica svela un messaggio interamente nuovo: la realtà è in parte creata dall'osservatore … La situazione si presenta paradossale al nostro intuito, perché stiamo cercando di applicare al mondo reale un'idea dell'oggettività che sta solo nelle nostre teste, una fantasia" (H. Pagels, Il codice cosmico cit., pagg. 134 - 137).
L'osservatore umano non è necessario solo per osservare le proprietà di un oggetto, ma è necessario anche per determinare queste proprietà. Nella fisica atomica non possiamo parlare delle proprietà di un oggetto in quanto tale: esse hanno un significato solo nel contesto dell'interazione dell'oggetto con l'osservatore. Come affermava Niels Bohr, “le particelle materiali isolate sono astrazioni, poiché le loro proprietà sono definibili ed osservabili solo mediante la loro interazione con altri sistemi”.
Se la mente dell'osservatore, con la sola intenzione di osservare, incide sulla realtà dei fenomeni osservati, ciò vuol dire che il nostro pensiero, le nostre intenzioni hanno una influenza sulla materia che compone anche la nostra struttura.
La realtà materiale, quindi, non può essere intesa come “qualcosa che sta fuori di qui” con l’osservatore separato; la vecchia parola osservatore deve essere sostituita con il termine partecipatore, afferma il fisico John Wheeler.
Cioè “non possiamo semplicemente considerare l’oggetto come qualcosa che esiste in modo indipendente, “là fuori”. L’oggetto emerge a causa della nostra attività e così, in effetti, noi e gli oggetti co-emergiamo, coderiviamo. Da quest’incarnazione enattiva derivano due conseguenze. Se la mente non è nella testa, dove mai si trova? È precisamente questo uno dei passaggi più rilevanti: è in questo non-luogo della co-determinazione di interno ed esterno, tanto che non si può affermare che è fuori o che è dentro. L’altra conseguenza che ne consegue, meno comune, è che la mente non può essere separata dall’organismo inteso nella sua totalità. Siamo portati a pensare che la mente sia nel cervello, nella testa, ma il fatto è che l’ambiente comprende anche il resto dell’organismo; implica che il cervello sia intimamente collegato a tutta la muscolatura, all’apparato scheletrico, all’intestino, al sistema immunitario, agli equilibri ormonali e così via. Questo rende il tutto un’unità estremamente salda. In altre parole, l’organismo, in quanto reticolo di elementi completamente codeterminantisi fa sì che le nostre menti siano, letteralmente, inseparabili non solo dall’ambiente esterno, ma anche da quello che Claude Bernard già chiamava il milieu interieur, il fatto che noi non abbiamo solo un cervello ma un intero corpo. Per qualche strana ragione, nella tradizione occidentale c’è la bizzarra percezione che la materia possa essere sì supporto della mente, ma che la mente non abbia diretta influenza sulla materia. Bene, si può dimostrare che questo è sbagliato” (Francisco Varala, Quattro pilastri per il futuro della scienza cognitiva, in Pluriverso, anno V n. 2, Aprile - Giugno 2000).
Evidentemente, quanto appena rilevato deve valere anche rispetto alle azioni esteriori: “quando tocchiamo un oggetto, i nostri campi d’energia e relative nubi di elettroni si incontrano, minuscole porzioni si fondono e si separano. Anche se percepiamo noi stessi come integri, in realtà, abbiamo ceduto parte del nostro campo energetico a quell’oggetto specifico acquisendo un brandello della sua energia. A ogni incontro noi procediamo a tali scambi e in seguito ci ritroviamo leggermente cambiati” (così D. Chopra, Le coincidenze cit., pag. 21).
Dunque, sia le attività interiori (meditare, pensare, pregare, contemplare) e sia quelle esteriori (gesti ...) implicano, sempre, uno scambio di particelle con la realtà: diamo e prendiamo Ambiente interiore).
Evidentemente, parliamo di cambiamenti a livello subatomico e qualcuno potrebbe osservare che per questa ragione, si compie un salto logico, se si cerca di estendere ai comportamenti umani, le verità scientifiche relative alle particelle subatomiche. Ma le energie del mondo interiore non sono anche esse particelle e onde? Non siamo anche noi costituiti dalla stessa materia-energia? Il premio Nobel Wigner ha affermato, a questo proposito, che “non vi sono evidenze che l’accuratezza della meccanica quantistica incominci a svanir via via che aumenta la grandezza del sistema e la linea divisoria tra sistemi microscopici e macroscopici non è certamente molta netta” (L’affermazione è riferita da L. Dossey, Spazio, Tempo, Medicina cit., pag. 165. Sulle relazioni tra comportamento delle particelle subatomiche e il comportamento umano, cfr. ivi pag. 171 e segg.). Evidentemente, occorre tener conto delle debite proporzioni.
La fisica quantistica ha, dunque, illuminato, anche se non completamente, le radici del mondo manifesto. Oltre alla realtà sensibile e visibile ai nostri occhi, grazie alla quale possiamo vivere l’esperienza della nostra vita differenziata ed evolvere sulla Terra, esiste una realtà c.d. quantica ove tutto è interconnesso e interdipendente, dove il vuoto e la solidità non esistono.
Le distanze tra la scienza e le antiche tradizioni spirituali, negli ultimi anni, si sono ridotte notevolmente e non vi sono ragioni per ritenere che questo percorso di avvicinamento non debba ancora proseguire.
Ciò detto, molti studiosi si sono chiesti, giustamente, ma quale Mente tiene unite le due realtà, quella visibile e quella quantistica? Qual è la forza che organizza tutte le energie e le informazioni del campo quantico, lega le particelle quantiche per creare atomi, unire gli atomi per dare vita alle molecole e in seguito alle strutture fisiche che noi vediamo e tocchiamo? Se c’è una Mente organizzatrice, dov’è? Notoria è la seguente affermazione di Max Planck: “tutta la materia ha origine ed esiste solamente in virtù di una forza ... dobbiamo supporre che dietro questa forza ci sia una mente consapevole e intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia”. [...]
Un contributo scientifico circa l’esistenza di un’ ulteriore realtà più sottile discende dal fenomeno prima menzionato dell’entanglement (intreccio) il quale supera un altro principio che pare ovvio per i nostri cinque sensi, cioè quello della località. Ad esempio, secondo il principio di località, il pallone può colpire il muro se è vicino al muro, o se in grado di mettere in moto meccanismi che, passo dopo passo, giungano fino al muro. Il principio di località implica una successione lineare di eventi. Nella realtà subatomica, invece, la distanza non rileva: “il fenomeno del non località enunciato dalla prima legge della fisica quantistica spiega che in ogni accadimento naturale si produce un effetto in cui, con perfetta sincronia, accordo e compartecipazione, l’osservatore, l’osservato e l’evento fisico, nelle loro parti individuali, sono totalmente coinvolti nello stesso processo in divenire di cui sono co-autori reciprocamente influenzabili e delocalizzati ... in pratica, la totalità dell’universo, tutto interconnesso in ogni sua parte, sembra essere presente al di là dello spazio – tempo, in ogni luogo e tempo” (V. Marchi, La scienza cit., pag. 281).
Praticamente, in un mondo non localizzato, le connessioni si realizzerebbero ad una velocità maggiore di quella della luce, in quanto avverrebbero all'istante.
Vi sarebbe, dunque, una dimensione unitaria, una Mente “non locale, cioè una mente non localizzabile nel tempo e nello spazio. L’astrofisico M. Teodorani afferma: “Dove si situano tutti quei meccanismi di derivazione quantistica in grado di determinare coerenza e sincronicità? Sembra che tutto ciò abbia origine nel vuoto, o per la precisione in quel “vuoto subquantistico” di cui parla il filosofo e fisico ungherese Erwin Laszlo. Il vuoto sarebbe la matrice di tutta la realtà da cui sarebbe nato l'Universo come fluttuazione quantistica. Il vuoto non è realmente vuoto ma è un ribollire di particelle, come fu provato da un importante esperimento del fisico olandese Hendrik Casimir (allievo e amico di Wolfgang Pauli) che dimostrò l'esistenza della cosiddetta “energia di punto zero”. Sembra che il vuoto possa essere stimolato e che lì alberghino unite indissolubili sia la mente che la materia dell'universo … È il regno dove nascono i quanti, ovvero le particelle elementari e dove ogni particella ed essere vivente è connesso. Esso sarebbe anche la matrice della coscienza dell'universo, e allo stesso tempo il deposito di memoria di tutto quanto accade, è accaduto o accadrà … Alcuni scienziati sono partiti dal vuoto per ritrovarsi nel concetto di sincronica interconnessione e unità nel tutto. Altri scienziati, come il fisico quantistico David Bohm sono approdati al cosiddetto “ordine implicato” per descrivere quel regno astratto che sta alla base di tutta la materia conosciuta e che ne costituisce la coscienza … Il fisico Marco Todeschini riprendendo e rielaborando una antica concezione cartesiana dell'Universo ha definito questo regno come “etere”, mentre il fisico quantistico Wolfgang Pauli assieme allo psicologo del profondo Carl Jung hanno posto queste basi nel cosiddetto “inconscio collettivo”. C'è buona ragione di ritenere che inconscio collettivo, etere, vuoto, ordine implicato … rappresentino differenti modi di nominare esattamente lo stesso concetto che è la matrice dell'unità e sincronicità dell'Universo” (cfr. Sincronicità, Macro edizioni, 2006, pagg. 103 - 104)
La nozione, afferma il prof. Krippner, “secondo cui tutto è in qualche modo collegato per via sottile a tutto il resto, è effettivamente, molto antica. A ogni modo, dal punto di vista della scienza contemporanea essa è relativamente nuova. Essenzialmente è questa la proposta del concetto del Campo A [campo subquantistico che trasmette e conserva le informazioni, introdotto da Ervin Laszlo ed altri scienziati], unita all’idea che la coscienza sia l’essenza di tutto l’essere. Per parafrasare il fisico Sir James Jeans ( ), spesso sembra che l’universo sia strutturato più come una grande mente che come un regno fisico. Questa visione implica il fatto che la materia sia più un pensiero che una sostanza inerte e senza vita, e che anche una roccia possegga una qualche coscienza. Questo modo molto antico di guardare la vita dell’universo sembra risolvere anche i paradossi introdotti dalla moderna fisica quantistica. Sembra che la scienza stia finalmente bussando alla porta della spiritualità“ (Stanley Krippner, in Risacralizzare il Cosmo cit., pag. 115).
Le proprietà quantiche dell’universo, ha affermato il prof. Lothar Schäfer, “rivelano l’errore delle vedute di Monod. È vero che noi cerchiamo un’alleanza con la natura. È vero che noi abbiamo dei bisogni spirituali, ma non perché siamo discendenti di animisti. Ne abbiamo bisogno perché il nostro spirito ha bisogno di essere a contatto con ciò che è di egual natura – il fondo spirituale del reale” (Lothar Schäfer, L'importanza della fisica quantica nel pensiero di Teilhard de Chardin e in una nuova prospettiva dell'evoluzione biologica, “Un Futuro per l’Uomo” n. 9/2005). Questo autore aggiunge che “Gli aspetti caratteristici della realtà quantica hanno sulla nostra personale natura umana delle conseguenze potenzialmente considerevoli. Se l'universo è una rete di connessioni istantanee e non separabili, e assai probabile che noi facciamo parte di questa rete. Se nell’universo agisce un elemento di Coscienza, e assai probabile che comunichi con la nostra Coscienza. Poiché non viviamo in una macchina gigante, dobbiamo considerarci degli attori in una realtà che non è la realtà abituale che conosciamo, ma piuttosto una realtà interconnessa, tanto metafisica quanto fisica, e con qualità spirituali”. Ma la nostra coscienza può elevarsi per permetterci di accedere a questo mondo superiore dell’Unità, considerato che con la coscienza ordinaria, tramite i sensi vediamo solo un corpo solido che il nostro intelletto misura, analizza e compara?
Come sostenuto da William James: “La normale coscienza dello stato di veglia, che chiamiamo coscienza razionale, è soltanto un tipo di coscienza particolare, mentre tutto intorno ad essa, separate da schermi sottilissimi, esistono forme potenziali di coscienza completamente diverse”.
Scrive Laszlo:
“William James, il padre della psicologia americana, percepiva tali interconnessioni.
Egli scrisse: "Dalla mia esperienza... emerge dogmaticamente una
conclusione... che noi, con le nostre vite, siamo come isole nel mare,
o alberi nella foresta. L'acero sussurra al pino con le sue foglie, e
viceversa ... Inoltre, gli alberi intrecciano le radici nell'oscurità
sotterranea e le isole si saldano tra loro nei fondali oceanici. Allo
stesso modo, esiste un continuum di consapevolezza cosmica, contro la
quale la nostra individualità non erige altro che recinzioni temporanee
e in cui le nostre menti si tuffano come in un mare materno o in un serbatoio..."
(E. Laszlo, L'esperienza Akashica - Leggere il campo di memoria e informazione
del Cosmo Scienza e Conoscenza, n. 27/2009, pag. 34).
Se teniamo conto che la nostra coscienza è intessuta implicitamente in tutta la materia e la materia è intessuta dalla coscienza, come ha affermato David Bohm, appare possibile accedere alla realtà fisica non visibile: però, a tal fine, non dobbiamo pensare ed osservare con i cinque sensi, essendo questi strutturati e dedicati sulla sola realtà sensibile. Dobbiamo sospendere, affermano le tradizioni filosofiche, l’osservazione con i sensi e attivare altre facoltà, altrettanto naturali e strutturate a tale scopo, quali la meditazione, la contemplazione e l’intuizione (cfr.O. M. Aïvanhov, La vita psichica: elementi e strutture, Prosveta).
Giustamente, Einstein ci invitava a “stare attenti a non fare dell'intelletto il nostro Dio; esso ha, certamente, muscoli potenti, ma nessuna personalità. La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”.
Il pensiero, come afferma, O. M. Aïvanhov, è una sorta di scala della quale dobbiamo imparare a servircene per elevarci (cfr. cap. “Dall’Intelletto all’Intelligenza”, in La vita psichica cit.): il pensiero può limitarsi a scrutare il mondo visibile e a ritenere che gli esseri umani siano separati come appaiono alla vista, ma può anche innalzarsi per scrutarne le radici in alto, come Unità.
Secondo Brian Josephson, premio Nobel per la fisica nel 1973, vi sono tre ordini di realtà fisica: classico, quantistico e implicato. Abbiamo così tre ordini di esperienza soggettiva, che si possono descrivere come sensoriale, mentale e trascendentale. La mente è l’esperienza del livello quantistico della realtà, la meditazione permette di sperimentare l’ordine implicato.
Peraltro, anche dal punto di vista medico si è rilevato che “lo studio attento dei racconti dei mistici ha convinto seriamente un gruppo di neurologi che in questi racconti vengono descritte esperienze “reali”, percepite realmente da chi le vive, simili in tutti coloro che le hanno vissute indipendentemente dalle epoche, dalla cultura di appartenenza e persino dalla religione. Si può affermare che il cervello umano è capace di provare beatitudine, estasi, rapimento e senso di comunione con l’Assoluto e con gli altri esseri creati, e che la persona umana può arrivare a sperimentare uno stato emotivo e di consapevolezza che descrive come “sentirsi amata da Dio”. Sono stati eseguiti numerosi studi rigorosi che hanno analizzato cosa accade nell’organismo e nel cervello quando si prega profondamente o si medita e cosa accade in un soggetto che sta vivendo uno stato d’estasi e possono essere descritti ormai in dettaglio i circuiti cerebrali che vengono attivati e quelli invece che vengono bloccati durante l’esperienza di trascendenza, così come le variazioni del respiro, della frequenza cardiaca e del metabolismo” (dott.ssa M. Semizzi, Le basi biologiche della contemplazione, Centro di documentazione interdisciplinare di Scienza e Fede, novembre 2010).
2.
Alcuni credo obsoleti
Nell'ebook "La felicità nel cambiamento"(di Ervin Laszlo, Roveda, Mikhail Gorbaciov, Fritjof Capra, Deepak Chopra...) si afferma che "Alcune cose che crediamo vere, che guidano le azioni e le aspirazioni nel mondo contemporaneo, si rivelano oggi seriamente obsolete e altamente controproduttive. Per esempio:
1) «Il pianeta è inesauribile». La vecchia credenza che la Terra sia un ’inesauribile fonte di risorse e un deposito senza fondo per i rifiuti conduce alla depredazione delle risorse naturali e al sovraccarico dei cicli rigenerativi della biosfera;
2) «La natura è un meccanismo».La credenza che si possa modificare
la natura così come si costruisce un palazzo o un ponte produce
una miriade di imprevedibili e brucianti effetti collaterali,la distruzione
di equilibri naturali e la scomparsa di un numero indicibile di specie
viventi;
3) «La vita è una lotta in cui il più adatto sopravvive». Si asserisce che nella società,così come in natura,solo il più adatto sopravvive. Il più adatto,cioè il più furbo,il più ambizioso,il più temerario,il più ricco e potente. Ma lo stesso Charles Darwin non intendeva il più forte e potente, bensì il più sensibile e capace di cambiare;
4) «Il mercato distribuisce benefici». La gente più influente tende a continuare a credere che il libero mercato,governato da quella che Adam Smith chiamava «la mano invisibile»,distribuisca i benefici delle attività economiche. Quando fanno del bene per se stessi, presumono,nel contempo fanno del bene per la società. La povertà e l’emarginazione di quasi la metà della popolazione mondiale sono eloquenti testimonianze del fatto che questo paradigma non funziona nei mercati del mondo contemporaneo,distorti dalla fame di potere e ricchezza".
3.Nuovi paradigmi concettuali e comportamentali
Questa nuova visione della realtà qui tratteggiata consente di anticipare alcuni aspetti di un nuovo paradigma concettuale:
1) l’uomo
influenza la realtà esterna non solo tramite il corpo fisico, ovvero,
tramite i comportamenti, i gesti, ma anche tramite la vita interiore (pensieri,
sentimenti, etc.) rilevato che il sol fatto di osservare la realtà produce
cambiamenti sulla stessa, evidentemente, in proporzioni diverse;
2) la Natura non è un insieme di oggetti separati e indipendenti da noi,
come ci appare alla vista (11);
3) gli esseri umani non sono divisi e separati tra loro, indipendenti
gli uni dagli altri, come ci appaiono alla vista (12).
Ma che cos'è un paradigma, e perchè è così importante in questo momento storico?
"Un paradigma è uno schema collettivo di interpretazione della realtà, un modello dell'essere umano e del mondo, che può condizionare – positivamente o negativamente - il modo di pensare e di vivere di una piccola parte della società o di un'intera civiltà. Il paradigma che ha dominato la nostra civiltà negli ultimi secoli è un paradigma dicotomico. La base filosofica di questo paradigma si basa sulla divisione o dicotomia cartesiana tra scienza e coscienza, tra materia e spirito, tra res extensa e res cogitans. Questa dicotomia tra scienza e coscienza ha creato una biologia priva del concetto di vita, un concetto di evoluzione casuale senza intelligenza, una medicina senza anima, una psicologia senza coscienza, una logica economica senza etica" (Enciclopedia olistica).
Se ci addentriamo ad esaminare i comportamenti tenuti nella vita corrente possiamo enucleare un modello comportamentale basato, per lo più, sui seguenti assunti:
1) la vicenda interiore può essere soggetta sì a regole pedagogiche, etiche, o religiose, giammai a leggi vere e proprie comparabili a quelle fisiche;
2) la vicenda interiore nella sostanza sfugge alle regole, in quanto chi potrebbe sapere cosa succede nel foro interiore e chi potrebbe applicare eventuali sanzioni;
3) la sfera interiore è impalpabile ai cinque sensi, riguarda solo il singolo individuo e non interagisce con il resto dell’umanità e con la Natura Tutta; non vi è traccia delle cose che pensiamo e sentiamo;
4) all’esterno, cioè in pubblico, è sufficiente assumere un contegno anche solo, apparentemente, rispettoso delle regole;
5) all’interno, nella duplice accezione di sfera interiore e privata, non essendo osservato dagli altri, l’uomo può coltivare ogni sorta di idea, di sentimento e adottare pure, qualsivoglia, comportamento.
Questa visione ordinaria può essere esplicitata anche in questi termini:
- la vita interiore del singolo uomo (pensieri, sentimenti) è priva di rilevanza concreta per l’individuo, e, a maggior ragione per gli altri esseri;
- la Natura è un insieme di oggetti separati, è esterna a noi, indipendente da noi, come ci appare alla vista;
- gli esseri umani sono divisi e separati tra loro, indipendenti gli uni dagli altri, come ci appaiono alla vista;
- l’uomo è solo il corpo fisico e ne segue le sue sorti, come ci appare alla vista; i bisogni dell’uomo sono i bisogni del corpo da soddisfare in una visione quantitativa: quanto più possiedo, quanto più consumo, tanto più sono gratificato e felice;
- l’uomo influenza la realtà esterna solo tramite il corpo fisico, ovvero, tramite comportamenti, parole, pensieri scritti.
Questi modelli poggiano su presupposti infondati, come abbiamo potuto evincere dall’esposizione delle leggi che disciplinano il mondo interiore, in disparte gli apporti chiarificatori forniti anche dalla visione scientifica emergente[ ...]
Proviamo,ora, a focalizzare solo alcuni aspetti importanti di un nuovo paradigma concettuale e comportamentale, tenuto conto della cultura emergente:
1) la vicenda interiore è soggetta a leggi vere e proprie come quelle fisiche (>>Leggi di causa effetto e di affinità);
2) la vicenda interiore non sfugge alle regole in quanto tutto è registrato (cfr. capitolo IV, paragrafo 2.4);
3) occorre responsabilità nell’uso delle energie interiori, in quanto l’uomo influenza la realtà esterna anche tramite la vita interiore, cioè con i pensieri e i sentimenti; occorre rispettare, dunque, il proprio mondo interiore, selezionando le energie da introdurre e rispettare il mondo interiore degli altri, immettendo nell’atmosfera psichica energie pulite, cioè armoniose, altruistiche, costruttive (>>Ambiente interiore);
4) la Natura e gli uomini sono in relazione di interdipendenza, non sono divisi, indipendenti e separati come appaiono alla vista. Anzi ad uno stadio profondo della Vita, tutti gli esseri sono “Uno”. La fraternità, la condotta altruistica e cooperativa dovrebbero rappresentare il livello relazionale normale da raggiungere, in quanto, effettivamente, e non metaforicamente, siamo "Uno"(>> evoluzione);
5) occorre un uso equilibrato e non egocentrico delle risorse in tutti i campi; i bisogni del corpo fisico, poi, possono essere soddisfatti in dosi omeopatiche, considerato che si è rilevata illusoria la tesi secondo la quale quanto più consumo, tanto più sono gratificato (cfr. cap.IV, paragrafo 2.6);
6) tutto ciò che è presente nel mondo psichico tende a condensarsi, successivamente, nel piano fisico, di qui la priorità del mondo interiore, cioè se vogliamo cambiare la qualità del mondo esteriore, dobbiamo anche agire sui fattori causali operanti nel piano psichico individuale e collettivo (cfr. capitolo IV, paragrafo 2.2);
7) vivere una vita interiormente intensa (cfr. cap. V).
Secondo il prof. Laszlo (Cfr.I sette aspetti della nuova coscienza, www.enciclopediaolistica.com) vi sono almeno sette caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza che ciascun uomo può e deve acquisire.
La prima caratteristica è la visione olistica per contrastare la visione frammentaria che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro.
La seconda è il pensiero trasversale, globale, tra i due emisferi: non pensare sempre con l'emisfero sinistro razionale, o essere dipendenti solo dall'emisfero destro, quello più creativo e mistico e meno orientato all'uso della lingua. Bisogna avere la possibilità di muoversi, in modo armonico e fluido, tra l'uno e l'altro, utilizzare l'interezza delle nostre potenzialità. Questa è la base della vera creatività.
La terza è la valorizzazione della comunicazione, non solamente possedere delle conoscenze, ma comunicarle.
La quarta caratteristica è lo stile di vita semplice, orientato ad un consumo responsabile, ecologico, etico.
La quinta è la spiritualità, il rinascimento della nuova spiritualità. Questa spiritualità viene dall'antichità, ha migliaia di anni, e non localizza la divinità fuori dalla natura e dall'uomo, ma dentro: tutto è divino e siamo tutti collegati attraverso questa divinità. Anche questo è un movimento in crescita ed è una grande speranza per il futuro.
La sesta caratteristica è riscoprire la salute globale, individuale (cibi naturali, ecologia, ambiente sano).
Settima è la coscienza planetaria, ovvero,”imparare a sentirsi parte del sistema Terra, passare da una vita locale ed egocentrica ad una visione globale, planetaria. È importante comprendere la bellezza e la complessità della rete ecosistemica e umana che forma l'intero pianeta, Gaia. Le sue leggi, le sue difficoltà, gli ostacoli al suo sviluppo armonico. Allargare il nostro punto di vista, usare la tolleranza, l'etica per superare ingiustizie e fanatismi, per un futuro planetario umano e sostenibile".
Approccio olistico al cambiamento!"