Partecipare al cambiamento
(estratto dal "Codice delle Leggi")

Bruno E. G. Fuoco

Una cosa appare certa, affermano le filosofie spirituali: per partecipare al cambiamento dobbiamo fare affidamento sul nostro lavoro individuale. Il mondo in cui viviamo è il mondo delle conseguenze e dei fatti, per cambiare i quali occorre agire sulle cause che li hanno determinati. Queste cause sono nel piano psichico (pensieri e sentimenti). Per questa ragione, il lavoro interiore è finalizzato a sopprimere dentro di noi le cause delle disarmonie che vediamo operare all’esterno e a migliorare la qualità del nostro mondo interiore, per immettere nella vita, energie costruttive e altruistiche. È un lavoro difficile, ma l’unico in grado di dare autenticità e stabilità alle conquiste esteriori. Cioè, se aumenta la pace nel mondo interiore degli uomini, automaticamente, avanza la pace sulla Terra, in quanto gli avvenimenti sono la risultante delle forze esistenti sul piano psichico collettivo.

Che il cambiamento individuale non sia un contributo illusorio, ma concreto, non vi sono dubbi. Come ricorda Chopra, “la nostra trasformazione causa la trasformazione del mondo perché noi siamo il mondo … Se c'è guerra è perché noi siamo d'accordo a che ci sia la guerra, perché la nostra coscienza non vi si oppone. Se vi è commercio delle armi è perché noi abbiamo accettato che vi sia. Se vi è distruzione dell'ecosistema è perché noi lo abbiamo accettato. Il mondo intorno a noi non è altro che il nostro accordo collettivo e la nostra storia, ossia la storia che noi ci raccontiamo sia come individui che come collettività, è direttamente in relazione alle nostre intime intenzioni. È per questo che … se una massa critica di persone nel mondo cambiano la propria storia, questo porterà a modificare la storia del mondo…”.

Occorre, dunque, partire da sé stessi per sfuggire alla trappola concettuale creata da una prospettiva egocentrica seconda la quale costituisce una priorità, non il proprio cambiamento, ma quello altrui o quello che si manifesta all’esterno di noi. Anche secondo il prof. Laszlo il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi (Cfr.I sette aspetti della nuova coscienza cit.).

Questa società, afferma E. Morin, “ha bisogno sia come condizione sia come effetto che nella psiche di ciascuno si inscriva e si approfondisca una coscienza nello stesso tempo etica e politica e di appartenenza a una stessa Terra Patria” (Etica cit., pag. 167).

Anche il Dalai Lama ha avuto modo di sottolineare:”Se vuoi cambiare il mondo, prova prima a migliorare e a trasformare te stesso. Questo aiuterà la tua famiglia a cambiare e da qui la cosa semplicemente si allargherà sempre di più. Tutto ciò che facciamo ha qualche effetto, qualche impatto” (La via della tranquillità, meditazioni per un anno, 1998).

Nello stesso senso affermava Gandhi: “se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? una città, un paese, un mondo non violento?”.

In termini ancor più stringenti, affermava:”Sii il cambiamento che tu desideri vedere nel mondo”.

Come insegna un proverbio orientale: “se c’è luce nella tua anima, ci sarà bellezza nella tua persona. Se c’è bellezza nella tua persona, ci sarà bellezza nella tua casa. Se c’è bellezza nella tua casa, ci sarà ordine nel tuo paese. Se c’è ordine nel tuo paese, ci sarà pace sulla terra”.

Certamente, questo lavoro è anche esteriore perché dovremmo essere cittadini e consumatori consapevoli. Scrive E. Laszlo: “È tempo che la parte più saggia e consapevole dell'umanità si riunisca e collabori per invertire l'attuale tendenza distruttiva e realizzare un futuro comune di pace, di comprensione umana e di rispetto della Terra. Ogni individuo, ogni associazione è determinante in questo processo di evoluzione della coscienza globale. La sfida che ora dobbiamo affrontare è quella di scegliere il nostro futuro. La nostra generazione è chiamata a decidere il destino della vita su questo pianeta. A creare una società globale pacifica e cooperante, continuando così la grande avventura della vita, dello spirito e della consapevolezza sulla Terra" (Tu puoi cambiare il mondo, cit.).

Il fatto ineludibile che il lavoro debba essere individuale non comporta, quindi, che esso non possa essere svolto “per gli altri”. Afferma Aïvanhov: "Prefiggetevi un ideale di perfezione che non abbia soltanto come scopo la vostra evoluzione; pensate che debba essere utile, vantaggioso per tutti. È in questo senso ormai che deve avvenire il progresso. Fino ad ora, tutti gli insegnamenti spirituali hanno spinto, più o meno, gli uomini sulla strada della salvezza individuale: il sapere, i poteri, le rivelazioni ... Gli spiritualisti facevano tutte queste acquisizioni per se stessi. Ecco perché rimanevano isolati, nascosti da qualche parte nelle grotte o nei monasteri, per non essere disturbati dalle frenesie del mondo esterno. È una filosofia ormai superata; la nuova insegna che bisogna sì perfezionarsi ma senza mai isolarsi dagli altri. Al contrario, bisogna accettare gli inconvenienti, fare sacrifici, persino soffrire, ma essere utili. Evolvere per essere utili alla collettività, questa è la vera Perfezione" (Pensieri Quotidiani, 2000 ).

Il fatto che il lavoro debba essere individuale non comporta, poi, che esso non possa essere svolto anche “con gli altri”. Afferma, ancora, Aïvanhov: "Si è costretti a constatarlo: gli spiritualisti non hanno molto peso nella società. Perché? Perché sono disuniti. Si ignorano o si guardano con ostilità, non pensano di avere qualche cosa da fare insieme. Guardate invece i materialisti quante cose intraprendono e quanti successi riportano! Quanto agli scienziati ... quanti di loro lavorano insieme, si sostengono, si aiutano a vicenda! Essi si comunicano le proprie scoperte … Allora, quando si decideranno anche gli spiritualisti ad unirsi per lavorare al bene dell'umanità?"...

Ma concretamente in cosa può consistere la partecipazione individuale al cambiamento mediante il lavoro interiore, secondo la filosofia spirituale?

Questo contributo partecipativo si muove lungo alcune direttrici:
- sforzarsi di governare il proprio mondo interiore al fine di propagare energie costruttive nel mondo;
- sforzarsi di compiere nella realtà materiale gli atti della vita quotidiana in una ottica di consapevolezza e sacralità. Alla base vi è, dunque, uno stile di vita che permea i gesti della vita quotidiana: quando, ad esempio, ci nutriamo con intelligenza e amore, quando pensiamo in modo impersonale, quando agiamo con onestà e disinteresse, quando amiamo senza bramosie [...].

Se ci osserviamo, serenamente, possiamo constatare che nella nostra storia, abbiamo provato a cambiare con i discorsi religiosi e con i programmi politici, abbiamo impugnato la spada, abbiamo abbracciato i fucili e lanciato bombe, abbiamo protestato, abbiamo subìto e inflitto persecuzioni e torture. E in molti casi, purtroppo, stiamo perseverando.

A questo punto, dopo avere provato di tutto, cambiare se stessi, diffondere una cultura che aiuti a prendere coscienza del mondo interiore, cercare di essere un esempio dei valori in cui si crede, appaiono essere gli unici fattori ineludibili per il cambiamento.

>>> Nuovi paradigmi

>>> La ricerca della giustizia

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